Le Terre del Cerrano…..dove nacque Don Chisciotte!
Miguel de Cervantes, è stato uno scrittore, romanziere, poeta, drammaturgo e militare.
È universalmente noto per essere l’autore del romanzo Don Chisciotte, uno dei capolavori della letteratura mondiale di ogni tempo, ma in pochi sanno che il territorio delle Terre del Cerrano e in particolare Atri furono il vero luogo d’ispirazione per la sua opera. Il Cervantes, infatti, nella premessa dell’opera Galatea, dedicata ad Ascanio Colonna, ricorda di aver servito come “camarero” ad Atri i Duchi Acquaviva e, in particolare, Giulio Acquaviva. Il romanziere, descrive soprattutto il carattere “sui generis” del giovane Cardinale Giulio Acquaviva, un uomo maldestro, esaltato, maniaco di avventure e di gloria e incapace d’innalzarsi al di sopra della realtà. Le loro prime relazioni si strinsero a Madrid nel 1569, dove Giulio Acquaviva era stato inviato Papa da Pio V per presentare a Filippo II le condoglianze per la morte del figlio, il principe Don Carlos. Nel 1571, la famiglia Acquaviva partecipò alla grande Flotta della Lega Santa nella battaglia di Lepanto. Il Cervantes fu inviato in guerra dal nobile atriano, con la squadra dell’ammiraglio Agostino Barbarigo, prendendo parte agli scontri militari, assieme a Orazio Acquaviva, figlio di Giovan Girolamo. Sebbene febbricitante fu costretto a combattere e, ai fianchi della sua galea, su un battello con dodici uomini ai suoi ordini, si lanciò nella mischia. Fu ferito al petto e alla mano sinistra, che gli rimase rovinata per sempre. A Messina, dove la flotta fece ritorno, fu ricoverato presso l’Ospedale Maggiore della città. Fu proprio in Sicilia, in quel momento delicato della sua esistenza, durante la convalescenza, che egli iniziò a scrivere il suo capolavoro, il Don Chisciotte della Mancia. Memore che la causa della perdita dell’uso dell’arto sinistro fu la partecipazione alla battaglia di Lepanto, su ordine e costrizione del Giulio Acquaviva, in molti ritengono che l’opera venne dedicata proprio al maldestro nobile atriano, vero ispiratore, quindi, del Don Chisciotte. Infatti, il nome del personaggio del romanzo, deriva dalle “chisciotte”, dei pantaloni, leggermente bombati in ventre e di color rosso, indossati abitualmente dal giovane ventiquattrenne Giulio Acquaviva. Lo scopo di Cervantes, con il suo romanzo, fu quello di sottolineare l’inadeguatezza della nobiltà dell’epoca a fronteggiare i nuovi tempi che correvano in un periodo storico caratterizzato dal materialismo e dal tramonto degli ideali, ironizzando su personaggi che governavano al tempo e vendicandosi in maniera “leggera” dell’uomo che causò le sue menomazioni fisiche e che lo trattò “in quel modo triviale che tutti sanno, costringendo il misero poeta a cercare miglior sorte altrove”. L’Altro elemento che riprova il legame “ispirativo” tra questa terra e il Cervantes, risiede nel fatto che, alla fine del XV secolo, la popolazione di Silvi era ridotta a pochi residenti e il Re Ferdinando il Cattolico pensò di rinsanguare e ripopolare il paese con l’immigrazione di molte famiglie cristiane fuggite dalle loro terre (attuale Montenegro), invase dalle orde musulmane. In particolare numerose famiglie provenienti da Dulcigno, attuale Ulcinj, e per questo, fino al ‘900 si conservò l’uso di chiamare “Dulcignotti” gli abitanti di Silvi. Fu proprio tale circostanza ad ispirare alcuni passi del Don Chischotte. Il noto romanzo, infatti, parla di un cavaliere errante e delle sue battaglie. Come tutti i cavalieri erranti dei romanzi cavallereschi, Don Chisciotte sente la necessità di dedicare a una donna le sue imprese e lo farà scegliendo una contadina sua vicina, da lui trasfigurata in una nobile dama, chiamata “Dulcinea” del Toboso, ispirandosi ad una storia d’amore nata nelle spiagge di Silvi, nel periodo in cui entrò al servizio di Giulio Acquaviva Duca di Atri, sotto cui ricadeva il dominio del Castello di Silvi.