Fu Luigi Corrado Filiani, possidente colto e lungimirante, ecologo ante litteram , ad avviare, ai primi del ‘900, il progetto che avrebbe segnato la storia e il contesto urbanistico della futura Pineto: la realizzazione di una pineta litoranea, che riproponesse la situazione dell’antica selva litoranea scomparsa a causa del forte utilizzo del legname attuato nei secoli precedenti. Filiani iniziò l’impianto dei pini nei primi anni ‘20 a sud del torrente Calvano, proseguì fino a terminare con gli ultimi impianti realizzati nell’area prospiciente il quartiere Corfù di Pineto e, come omaggio al D’Annunzio de “La pioggia nel Pineto”, cambiò il nome del paese da “Villa Filiani” a “Pineto”. Da allora il Corpo Forestale ha proseguito il lavoro impiantando altri filari di pini fino ad arrivare nelle immediate vicinanze del fortilizio di Cerrano e proseguendo anche oltre, nell’area nord del comune di Silvi. Un ambiente unico, fra mare e terra, che crea un microclima particolarmente favorevole durante la stagione estiva e che contiene all’interno anche elementi di alta valenza naturalistica. La pineta costituisce un ambiente unico, un continuum tra mare e terra. Un ambiente unico, che crea un microclima particolarmente favorevole durante la stagione estiva e che contiene all’interno anche elementi di alta valenza naturalistica. Pineto deve il suo nome proprio alla Pineta. Fu Luigi Corrado Filiani, possidente colto e lungimirante, ecologo ante litteram, ad avviare, ai primi del ‘900, il progetto che avrebbe segnato la storia e il contesto urbanistico della futura Pineto: la realizzazione di una pineta litoranea, che riproponesse la situazione dell’antica selva litoranea scompasa a causa del forte utilizzo del legname attuato nei secoli precedenti. L’opera si avviò nel 1923 e, dopo un difficile lavoro di bonifica dell’area consistente nel livellamento e trasporto di terra su una vasta zona litoranea occupata principalmente da vegetazione di tipo mediterraneo, vennero piantati più di 2.000 alberi tutti di Pino da pinoli (Pinus pinea), alti da 4 a 6 metri e con una sistemazione di protezione e irrigidimento “a castello”, per resistere ai forti venti ed all’aereosol marino. Successivamente, furono realizzati, ad opera del Corpo Forestale dello Stato, due diversi impianti: il primo a Pino d’Alleppo (Pinus halepensis) e il secondo, più recente, anch’esso con Pino da pinoli. Il Pino d’Aleppo è il più mediterraneo dei nostri pini, molto resistente al caldo e alla siccità, è probabilmente autoctono per l’Abruzzo, il Pino da pinoli, spesso anche chiamato domestico, è invece certamente di origine colturale ed è di facile identificazione dal tipo di pigna al cui interno si trovano i tanto conosciuti e prelibati pinoli.