Nelle Terre del Cerrano il fuoco è l’elemento al centro dei più importanti eventi che si celebrano: Lu Ciancialone e Li Faègn.
Lu Ciancialone, Ultima domenica di Maggio
Una tradizione nata nel XVI secolo, legata alle terribili vicende dei predoni turchi, è quella del “Ciancialone”. Si festeggia l’ultima domenica di maggio nella frazione Silvi Paese (o chiamata anche Belvedere di Silvi) e impegna tutto il paese nell’allestimento di un grosso cilindro costituito di canne legate tra loro, alto fino a dieci metri. Fissato verticalmente nella piazza principale e acceso, richiama attorno una folla festante che danza e fa baldoria fino ad esaurimento del ciancialone. La tradizione è legata a una leggenda ambientata intorno al XIV secolo. All’epoca i Turchi sbarcarono nel porticciolo del Cerrano (l’antico porto di Atri e Silvi) e, dopo avere saccheggiato tutto quello che di utile c’era, si diressero verso la località di Silvi. Tutta la popolazione fu chiamata a difendere la città, allorché un giovane coraggioso di nome Leone scese dalla collina con una fiaccola in mano e li affrontò. Avviandosi, quella fiaccola miracolosamente emanò una luce sempre più intensa, tanto che gli invasori credettero che un intero esercito fosse lì ad aspettarli. Per paura di perdere il bottino già conquistato, si ritirarono.
Li Faègn – I Faugni, 7-8 Dicembre
Nelle Terre del Cerrano tale festa assume un aspetto particolarmente interessante; la sera che precedeva la festa, secondo la tradizione, lungo i sobborghi dei paesi si accendevano dei falò, dove la gente si raccoglieva per recitare alcune preghiere in onore della Madonna. In Atri, invece, vi è una tradizione che risale a tempi antichissimi, quella dei “faugni”. Nel penultimo articolo (385) dell’antico “Statuto Municipale” vi è un inserzione, che dice: “ut aiunt con faugni di canne”; praticamente, si tratta di un corteo chiassoso che ha luogo all’alba dell’otto dicembre. Esso si snoda fra le cosiddette “rughe” del paese, le vie storiche del centro, con delle fasce di canne secche accese, creando così un’ atmosfera molto suggestiva. Il chiasso festoso servirebbe a svegliare tutti coloro che non partecipano alla veglia per invitarli a parteciparvi. Dopo questo inizio festoso, l’avvenimento continua con la solennità della processione in onore dell’Immacolata. L’avvenimento si conclude, dopo la celebrazione della Santa Messa, con una festosa e simpatica manifestazione che termina con l’incendio di un fantoccio femminile “la pupa”, che arde emanando allegri e rumorosi botti. Infine, un detto popolare, su tale festività, dice: “La Madonne de Cuncette, da Natale diciassette”, cioè dall’Immacolata, mancano diciassette giorni a Natale.